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John Lennon: l’ultimo giorno

“Life is what happens to you

while you’re busy making other plans”

(John Lennon 1980)

 

«Ciao Ray! Qui è Yoko. Come mai non sei ancora venuto qui a New York per intervistarci?». A queste parole, il giornalista inglese Ray Connolly non può non avere un sussulto di gioia, lui che più volte nelle settimane precedenti aveva tentato di ottenere un’intervista con i Lennon. «Domattina sarò lì», risponde, e subito prenota un volo della British Airways. Yoko abbassa la cornetta del telefono e guarda fuori dalla finestra. Inizia presto la sua giornata, nella prima mattina di lunedì 8 dicembre. L’ultimo scorcio dell’anno stava regalando alla metropoli americana un clima stranamente mite, con le temperature che, di sera, toccavano i 18 gradi. Quella mattina, il sole splendeva sopra Central Park e il cielo era colorato di un blu intenso. Per i Lennon, lunedì 8 dicembre è una giornata come le altre, e come le altre sarebbe stata densa di impegni: in programma c’è una seduta fotografica e un’intervista per promuovere l’ultimo album, Double Fantasy, uscito il 17 novembre. Inoltre, il lavoro in sala di registrazione non si era fermato: John era eccitato dal ritorno sulle scene dopo cinque anni di lungo silenzio, durante i quali si era dedicato alla sua famiglia e al piccolo Sean. Negli ultimi mesi si sentiva molto creativo e, dopo la pubblicazione del disco, aveva deciso di continuare a lavorare assieme alla moglie su certo materiale che era rimasto fuori da Double Fantasy. Lunedì 8, come si è detto, sarebbe stato denso di impegni, e così di buon mattino John e Yoko escono dal Dakota Building, il lussuoso appartamento sulla settantaduesima strada in cui risiedono stabilmente da ormai sette anni. Dopo la colazione al caffè La Fortuna, sulla vicina Columbus Avenue, John si reca dal barbiere, dove, in previsione dell’imminente servizio fotografico, si fa tagliare i capelli nello stile dei teddy boys degli anni ’50. Ne esce trasformato, con un look che lo riporta agli anni dell’adolescenza, quando aveva lasciato la casa della zia Mimi per andare a suonare nei locali notturni di Amburgo assieme alla band che aveva fondato coi compagni di scuola. Di ritorno al Dakota, John trova Annie Leibovitz intenta a preparare il set fotografico, mentre il produttore David Geffen lavora affinché queste foto appaiano nel prossimo numero della rivista Rolling Stone. Si presenta subito un problema: l’editore vuole che nel servizio compaia solo John. La presenza di Yoko in copertina avrebbe certamente suscitato polemiche, dal momento che molti fan ancora la ritenevano causa dello scioglimento dei Beatles. Naturalmente, il cantante si adira e la tensione sale in pochi minuti.

Fig. 1: John e Yoko nello scatto di Annie Leibovitz. 8 dicembre 1980.

Alza la voce e, indicando la moglie, dice: «voglio essere insieme a lei!». A questo punto, nella mente di Annie appare l’immagine di copertina di Double Fantasy, che immortala la coppia durante un intenso e dolce bacio. Ecco l’idea vincente! Fotografare John e Yoko mentre sono a letto, un po’ come già accaduto alla fine degli anni ’60, quando i due avevano invitato i giornalisti nel loro bed-in ad Amsterdam per diffondere messaggi di pace e amore universale. Ma adesso Yoko non vuole denudarsi; si dichiara disposta a togliere i pantaloni al massimo, ma non la maglia. Annie, piuttosto spazientita, le dice di restare vestita. Il marito, invece, si spoglia. Le foto scattate quella mattina ritraggono la coppia distesa su un tappeto color crema nel salotto di casa. Alla vista di questi scatti su Polaroid, John rimane estasiato: «hai colto l’essenza stessa del nostro rapporto!», esclama.

La sessione si protrae fino al primo pomeriggio. Subito dopo, John è atteso dalla troupe di radio RKO, che aveva già iniziato ad intervistare Yoko. Il team è capeggiato da Dave Sholin, che pochi mesi prima aveva lodato il singolo (Just Like) Starting Over, dimostrando di apprezzarne soprattutto l’atmosfera “alla Elvis”. Quella stessa atmosfera criticata, invece, in un articolo comparso sul Washington Post, che definiva il brano come un imbarazzante pastiche di sonorità anni ’50 e ’60. L’ultimo album di John e Yoko non aveva suscitato unanime approvazione nella stampa americana. Molte, infatti, erano state le recensioni sfavorevoli: lo stesso articolo sopra citato criticava la mancanza di sostanza, i testi poco incisivi, le melodie scialbe, nonché la voce di Yoko, ritenuta di poco interesse. Una recensione apparsa nel Los Angeles Times affermava che quanti si aspettavano il ritorno del “mitico Lennon” – l’uomo dalla mente brillante e perspicace e dallo spirito pungente – sarebbero rimasti delusi da Double Fantasy, album che fa apparire John e Yoko come una anacronistica coppia di hippy ormai anziani. Ma il giudizio dei critici spesso non incide sul successo di un lavoro discografico, tant’è che il disco piace alla gente, sta vendendo bene, è entrato nella top ten e ci sono buone probabilità che raggiunga la prima posizione in classifica entro Natale. Durante l’intervista dell’8 dicembre, John affronta il tema del suo pubblico: «ho quarant’anni», afferma, «e voglio parlare alle persone della mia età. Sono felice se la mia musica piace anche ai più giovani e ai più anziani. Ma con Double Fantasy mi rivolgo alla mia generazione, alla gente sopravvissuta alla guerra, alle droghe, alla violenza di strada. Alle stesse cose alle quali siamo sopravvissuti noi – e ora siamo qui». Si parla anche di pace, di un mondo unico e di un’unica umanità. Si parla dell’approccio di John all’età che avanza: «spero di morire prima di Yoko… se Yoko morisse prima, io non saprei sopravvivere… non potrei andare avanti… ho sempre considerato il mio lavoro in termini unitari, sia che esso fosse con i Beatles, con David Bowie, con Elton John o con Yoko Ono. Il mio lavoro non sarà finito fino a quando non sarò morto e sepolto, e spero che quel momento sarà molto molto lontano». Lennon si sentiva ottimista e fiducioso verso il futuro, quasi come fosse rinato. Non a caso, in previsione del suo quarantesimo compleanno, aveva abbozzato un brano dal titolo Life Begins at 40. I problemi (specie quelli legati alla permanenza negli States) sembravano ormai superati, e Yoko, per celebrare il momento magico e spensierato, aveva composto l’ultima traccia di Double Fantasy, intitolata Hard Times are Over. Nel brano è presente la consapevolezza delle difficoltà passate, ma adesso, se ci guardiamo negli occhi, dice la Ono al marito, sappiamo che i tempi difficili sono alle spalle, almeno per il momento.

Al termine dell’intervista, verso le 17.40, i Lennon escono di casa per recarsi allo studio di registrazione Record Plant. Quel pomeriggio, l’ingresso del Dakota era stranamente sgombro da quei piccoli gruppi di fan che si radunavano quotidianamente per vedere il loro idolo. Solitamente John si mostrava disponibile, si fermava a scambiare quattro chiacchiere e a firmare autografi.

Fig. 2: John Lennon firma l’autografo al suo assassino. 8 dicembre 1980.

Proprio mentre si chiede dove siano finiti i suoi fan, spunta dal nulla un giovane che tiene in mano una copia di Double Fantasy e una penna. «Vuoi che te la firmi?», chiede John. Mentre scrive “John Lennon, 1980”, il fotografo Paul Goresh immortala la scena. «Ti va bene?» dice mentre riconsegna la copia del disco nelle mani dell’uomo, che subito si allontana. Una volta giunti in studio, John e Yoko riprendono il lavoro su un brano di quest’ultima, intitolato Walking on Thin Ice. Lennon sta puntando al lancio discografico della moglie: il successo avrebbe certamente stornato critiche e maldicenze. «Voglio che la tua canzone sia il lato A del singolo; io invece inserirò un mio brano sul lato B», aveva detto alla moglie. La Ono, però, non era d’accordo: «in questo modo, nessuno ascolterà il lato A!». Alla fine, i due optano per un singolo tutto targato Yoko. Sul lato B ci sarebbe stata It happened, canzone risalente al 1974 di cui i Lennon avevano conservato la cassetta. Mentre il nastro viene fatto cercare al Dakota, quella sera la coppia si occupa del missaggio di Walking on Thin Ice: il sound da discoteca è completato dagli effetti vocali di Yoko, da una poesia parlata e da un assolo di chitarra di John. Curioso è un episodio che accade verso la fine della sessione, quando il cantante, nel criticare i goffi tentativi operati da Sid Bernstein per riunire i Beatles, afferma: «Yoko, ricordami di distruggere questo nastro. Cosa accadrebbe se io morissi?».

È ormai sera. John e Yoko escono, sfiniti, all’aria aperta. La donna vorrebbe andare subito a cenare allo Stage Deli, ma il marito insiste per passare da casa in modo da poter dare la buonanotte a Sean. Di rientro al Dakota, la limousine non entra nel cortile interno, ma si ferma sulla strada, davanti all’ingresso del palazzo. Sono le 22.50. Nell’ombra, il ragazzo con la copia di Double Fantasy firmata poche ore prima si piazza alle spalle di John, urla «Mr. Lennon!» ed esplode cinque colpi di pistola. Quattro vanno a segno. L’ex-Beatle avanza di qualche passo, mormora «mi hanno sparato, mi hanno sparato!» prima di stramazzare al suolo facendo cadere il nastro appena missato. Due minuti dopo, arriva una pattuglia di polizia: Lennon è caricato in auto e trasportato al Roosvelt Hospital. Lì si trova il giornalista Alan Weiss per via di un banale incidente stradale. All’improvviso, sente del trambusto e capisce che è successo qualcosa di grave. Parole dette a mezza voce dagli agenti di polizia sconvolti: «incredibile, hanno sparato a John Lennon…». «Che ha detto, scusi?», chiede il cronista. «Non ho detto niente», risponde il poliziotto. Weiss è frastornato: quel tizio ha detto John Lennon, Jack Lemmon o cosa? Nel frattempo, per una bizzarra coincidenza del destino, la radio dell’ospedale suona All my Loving. In sala operatoria, si capisce ben presto che non c’è più niente da fare: il dottor Lynn, in un ultimo, disperato tentativo, stringe tra le mani il cuore del paziente e inizia a praticargli un massaggio. Ma purtroppo, ad ogni compressione il sangue fuoriesce. Sono le 23.07. Pochi minuti dopo, in ospedale compare Yoko in lacrime, e Weiss capisce tutto. Sono le 23.10. Il giornalista telefona ai colleghi della ABC. L’annuncio viene dato durante la diretta di un’importante partita di football:

«We have to say it. Remember, this is just a football game. No matter who wins or loses. An unspeakable tragedy confirmed to us by ABC News in New York City. John Lennon, outside of his apartment building on the West Side of New York City, the most famous, perhaps, of all of the Beatles, shot twice in the back, rushed to Roosevelt Hospital, dead on arrival. Hard to go back to the game after that newsflash, which in duty bound, we had to take».

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