Virgilio, Dante, Forese e le anime ei golosi. MS Holkham misc. 48, pag. 103 (XIV sec.). Mai non l’avrei riconosciuto al viso; ma ne la voce sua mi fu palese ciò che l’aspetto in sé avea conquiso. Questa favilla tutta mi raccese mia conoscenza a la cangiata labbia, e ravvisai la faccia di Forese. (Purg. XXIII 43-48) Forese Donati tra i golosi purgatoriali Le terzine sopra riportate si riferiscono all’incontro tra Dante e Forese Donati.
Orsù dei! Allontanate dalla lingua follia di costoro e da sacre labbra incanalate una pura fonte. E a te, Musa che molto ricorda, vergine dalle candide braccia, a te rivolgo le mie suppliche: di quanto è lecito agli effimeri ascoltare, manda un docile carro, guidandolo a partire da Eusebeia. E non ti costringerà a cogliere i fiori di un glorioso onore dei mortali, a condizione di dire più del lecito. Coraggio! E allora siediti sulle
Fig. 1: Dante e Virgilio di fronte a Pluto. Miniatura XIV sec. (in Egerton MS 943, British Library). Pape Satàn, pape Satàn aleppe!», cominciò Pluto con la voce chioccia; e quel savio gentil, che tutto seppe, disse per confortarmi: «Non ti noccia la tua paura; ché, poder ch’elli abbia, non ci torrà lo scender questa roccia». (Inf. VII 1-6) Pluto: le parole (in)comprensibili L’endecasillabo con cui si apre il canto settimo dell’Inferno contiene una celebre
Fig. 1: inizio del viaggio ultraterreno. A sinistra, Dante dorme comodamente sotto le coperte; a destra, l’oggetto del sogno, ossia lo smarrimento nella selva oscura. Miniatura della prima metà del XIV sec. (in Egerton MS 943, British Library). Da notare lo scarso interesse verso una corretta prospettiva spaziale, carattere tipico dell’arte medievale. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita (Inf. I 1-3)